La liquirizia può essere dannosa per i pazienti affetti da ipertensione arteriosa perché contiene una sostanza chiamata glicirrizzina, o acido glicirrizzico, che può causare ritenzione di sodio e perdita di potassio nell’organismo. Questo squilibrio può portare ad un aumento della pressione sanguigna.
Come agisce la glicirrizzina?
La glicirrizzina agisce inibendo l’enzima 11-beta-idrossisteroide deidrogenasi tipo 2 (11β-HSD2). Questo enzima è responsabile della conversione del cortisolo in cortisone. Il cortisolo, che di per sé è un ormone glucocorticoide, cioè che regola il metabolismo degli zuccheri, ha anche un’attività mineralcorticoide, il che significa che può aumentare la ritenzione di sodio e l’eliminazione di potassio a livello renale. La sua azione è simile a quella dell’aldosterone, un ormone regolatore della pressione sanguigna e del bilancio idro-elettrolitico.
Quando l’azione dell’enzima 11β-HSD2 viene inibita dalla glicirrizzina, i livelli di cortisolo rimangono elevati a livello renale e il cortisolo può quindi legarsi ai recettori per l’aldosterone, simile dal punto di vista chimico, causando un incremento della ritenzione di sodio e una maggiore perdita di potassio. Questo processo può portare ad un aumento del volume del sangue e, di conseguenza, della pressione arteriosa. Inoltre, la perdita di potassio può causare diverse complicanze, fra cui debolezza muscolare e aritmie cardiache.
Per questi motivi, l’assunzione di liquirizia può essere pericolosa nelle persone affette da ipertensione arteriosa o da condizioni che potrebbero essere aggravate dalla ritenzione di liquidi o dallo squilibrio elettrolitico. Le persone affette da ipertensione arteriosa dovrebbero pertanto evitare o almeno limitare il consumo di liquirizia.